Proteggere la Popolazione Anziana dall'Influenza
Proteggere la Popolazione Anziana dall'Influenza

Proteggere la Popolazione Anziana dall'Influenza

L’influenza è una malattia troppo spesso sottovalutata soprattutto nella popolazione anziana.

Le complicanze possono essere gravi ed in alcuni casi anche letali.

Fortunatamente il vaccino è in grado di fornire una buona copertura ed è offerto gratuitamente alle categorie a rischio.

 

La vaccinazione rappresenta la più efficace procedura sanitaria ideata dall’uomo per difendersi dalle malattie infettive contagiose, tanto che già nel 1800 Napoleone Bonaparte faceva vaccinare le sue truppe contro il vaiolo. Un’adeguata copertura vaccinale ottiene il cosiddetto “effetto gregge”, cioè riduce sensibilmente la circolazione nella popolazione generale del microbo (batterio o virus) responsabile di una certa malattia.

 

Per tutti questi motivi, ma non solo, le autorità sanitarie di molti Paesi – fra cui l’Italia – hanno reso obbligatorie varie vaccinazioni. Un caso a parte è rappresentato dalla vaccinazione contro l’influenza stagionale, che, pur non essendo obbligatoria, è raccomandata per alcune fasce di popolazione, nelle quali è più alto il rischio che insorgano complicazioni anche gravi. Il vaccino influenzale è offerto attivamente e gratuitamente ai soggetti che per le loro condizioni personali corrono un maggior rischio di andare incontro a complicazioni nel caso di infezione e cioè: soggetti di età pari o superiore a 65 anni e bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti fino a 65 anni affetti da patologie, che aumentano il rischio di complicazioni da influenza

 

I bambini e più ancora gli anziani sono i più esposti ai rischi di un’infezione spesso sottovalutata, perché nei bambini il sistema immunitario talvolta è ancora immaturo e non pronto ad affrontare l’insulto di un virus aggressivo; invece negli anziani – la cui prevalenza nella popolazione generale è in continua crescita grazie ai progressi della medicina – oltre ad essere presente in molti casi un’immunosenescenza simile al deficit dei bambini, sono in atto spesso patologie croniche come il diabete, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l’insufficienza cardiaca, che li rendono particolarmente sensibili alle complicazioni influenzali. A questo proposito i numeri non mentono: la Campagna Vaccinale Antinfluenzale 2015-2016 ha ottenuto risultati migliorabili per difendere il diritto alla salute dei cittadini, specie di quelli di età oltre i 65 anni: si è vaccinato, infatti, solo il 13,9 per cento della popolazione generale, mentre nella fascia di età >65, anni la percentuale si è arrestata al 49,9 per cento, dunque ben lontano dai valori minimi (75%) e ottimali (95%) auspicati dal Ministero della Salute. Si calcola che ogni anno siano circa 8.000 i decessi, che posso no essere direttamente correlati con l’infezione influenzale, e di questi il 90% riguarda proprio soggetti di età superiore ai 65 anni Lo scorso anno il ceppo influenzale, che ha circolato maggiormente, è stato il B (57% dei casi tipizzati), che, però, colpisce prevalentemente i giovani. Il restante 43%1 circa ha riguardato il ceppo A, il più diffuso nella fascia over 65 dove può determinare complicazioni respiratore e/o l’aggravarsi di una condizione clinica già compromessa, assai frequente in questa tipologia di pazienti. Da qui l’importanza di seguire il principio di appropriatezza della vaccinazione, ovvero scegliere il vaccino più adatto per ogni paziente, in base allo stato di salute ed all’età di ogni individuo. Il vaccino influenzale adiuvato evoca negli anziani una risposta immunitaria significativamente superiore rispetto ai vaccini convenzionali, consentendo un’adeguata protezione ogni anno. Ciò permette di abbattere del 25% il rischio di ricovero ospedaliero

 

Adottare buone pratiche vaccinali significa consentire agli operatori di disporre di tutte le tipologie di vaccini ed, in un’ottica di valutazione costo-beneficio, di poter scegliere il vaccino più adatto, ma anche il più appropriato, perché ciò permette di evitare costi di ospedalizzazione, che altrimenti graverebbero sul Servizio Sanitario Nazionale. Lo sanno bene le autorità sanitarie italiane, dal momento che la circolare ministeriale indica espressamente il vaccino adiuvato per la popolazione anziana e i soggetti “poco rispondenti”. Anche la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato lo scorso autunno il vaccino influenzale adiuvato con MF59 per potenziare o orientare specificamente la risposta immunitaria nella popolazione statunitense over 65. “Immunizzare al meglio gli individui in questa fascia di età è molto importante” spiega Karen Midthun MD, Direttore del Center for Biologics Evaluation and Research dell’FDA “perché sono quelli in cui è massima l’incidenza di malattia grave ed è dovuto a loro il maggior numero di ricoveri ospedalieri e decessi per complicazioni influenzali”.